Un problema sempre più frequente
L’aumento impressionante dei tassi di obesità ha portato alla crescita smisurata del pregiudizio nei confronti delle persone obese, considerate dalla società pigre, senza volontà e con scarsa cura di sé.
Sempre di più viene attribuita alla persona l’obesità come scelta personale e non come patologia multifattoriale, e la si colpevolizza per il proprio status. Tutto ciò non fa altro che diminuire l’autostima di queste persone che, proprio per il disagio psico-sociale, hanno difficoltà anche ad affrontare il lungo percorso verso l’accettazione di sé in primis e il cambiamento del proprio stile di vita poi.
Il continuo e forse prevedibile fallimento dell’approccio sia dietologico restrittivo che farmacologico dunque, ci ha portato a rivedere i protocolli clinici, spostando l’attenzione verso l’aspetto psico-emozionale, piuttosto che sui dati matematici del conteggio calorico.
Si deve tener conto della storia del paziente, della sua vita, improntare il tutto sulla consapevolezza dello status clinico senza standardizzare rigidi protocolli ma personalizzando l’approccio verso il singolo. Si deve lavorare insieme verso un obiettivo comune.
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